È una gara che fa tremare le gambe già quando si sente pronunciarne il nome.
100 Meilen Berlin, la 100 Miglia di Berlino, una delle corse più importanti in Europa su quella distanza.
Il tracciato, che affonda le radici nella storia tedesca, ripercorre l’ex confine del Muro di Berlino, e si snoda lungo ben 160,9 chilometri tra strade asfaltate, aree urbane, ma anche foreste, prati e campi.
Una gara massacrante, con il tempo limite di sole 30 ore da rispettare se si vuole ricevere la medaglia, e con uno sbarramento a 24 ore per poter conquistare l’ambita fibbia speciale.
Non è una corsa qualunque: è l’università dell’ultramaratona, dove solo i più preparati, fisicamente e mentalmente, riescono ad arrivare al traguardo.
Quest’anno, in occasione dell’edizione 2022, ci sarà ai nastri di partenza anche Massimo Minicucci, ultramaratoneta romano e Vice Presidente dell’AICS Roma, che ha deciso di cimentarsi con questa gara probante.
“Quando cinque anni fa ho corso la mia prima ultramaratona”, ci ha raccontato Minicucci, “nel mio cuore avevo due sogni: disputare il Passatore e partecipare alla 100 Miglia di Berlino. In questo quinquennio, fortemente segnato dal Covid, ho terminato per ben tre volte il Passatore e ora mi accingo a salire sull’aereo che mi porterà a Berlino per la 100 miglia. Posso iniziare a dire che ho realizzato i miei due sogni sportivi nel cassetto, e di questo non posso che esserne fiero”.
Ma il viaggio di Massimo Minicucci è solo all’inizio: sabato alle ore 6:00 inizierà il suo vero percorso alla ricerca di questa sua prima, storia, cento miglia. Dovrà stare attento alle condizioni meteo, a gestire l’emozione e a rispettare le proprie forze fisiche, ma anche il codice della strada, al quale i severissimi giudici tedeschi sono sempre molto attenti, pena l’esclusione dalla gara.
L’obiettivo dichiarato è arrivare al traguardo, ma nel cuore e nelle gambe di Minicucci ci sono anche altri obiettivi.
“Sogno di riuscire a chiudere sotto le 24 ore: sarebbe davvero un’impresa, che se non riuscissi a centrare non sminuirebbe però il risultato di essere lì. Quando corro sono già felice, perché la corsa non è altro che la metafora della vita: ci sono momenti belli, altri meno, attimi di entusiasmo e istanti in cui cerchi un aiuto per poter andare avanti, e altri in cui sei tu che dai un supporto a qualcuno che ti corre accanto. Speriamo di avere forze ed energie per poter vivere tutti questi momenti a pieno”.